Al G7 di Taormina si temeva un attacco degli anarchici?

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di Salvo Barbagallo

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Il G7 di Taormina è già bello e dimenticato, passato in archivio come se l’importante vertice non si fosse mai tenuto. Non vogliamo riferirci ai risultati politici internazionali del summit “siciliano”, visto dal ministro Angelino Alfano come un momento di grande promozione turistica della cittadina jonica: i risultati “politici”, infatti, non ci sono stati, e per il “richiamo” turistico non c’era certo di bisogno dei milioni di euro spesi (inutilmente) per la grande kermesse.

Sin dai primi preparativi per assicurare sicurezza ai Grandi in trasferta in Sicilia, abbiamo rilevato come apparisse abnorme l’apparato di forze dell’ordine che sarebbe stato impiegato. Il timore che i cortei e dei manifestanti anti G7 potessero provocare disordini non controllabili? La posizione geografica di Taormina e le misure precauzionali adottate per l’accesso alla “Perla dello Jonio” garantivano già un’assoluta tranquillità allo svolgimento dei lavori, una “due giorni” fatta di passeggiate e di foto ricordo per un fine settimana goduto principalmente dal largo seguito dei sette protagonisti. Probabilmente è rimasta delusa il sottosegretario Maria Elena Boschi che si aspettava, a consuntivo del summit, un forte richiamo della sua immagine appannata dopo la clamorosa sconfitta del Referendum Costituzionale. Il “rilancio” d’immagine non c’è stato e la protagonista, per quel poco che si è intravista nelle antiche strade di Taormina, è stata la first lady made in USA, Melania Trump.

Allora, se non si preannunciava un “vero” pericolo per la manifestazione “NO G7”, quale poteva essere l’allarme che ha provocato la mobilitazione di diecimila e passa militari (Esercito, Carabinieri, Finanza, Aeronautica, eccetera eccetera) con il compito di tenere al riparo da qualsiasi presunta minaccia i sette Grandi (Donald Trump, Emmanuel Macron, Theresa May, Justin Trudeau, Shinzo Abe, Angela Merkel, Paolo Gentiloni)? Forse si prevedeva la presenza di qualche kamikaze jihadista, tanto da proibire gli sbarchi dei migranti nei porti siciliani? O forse si riteneva possibile l’approdo nella costa taorminese (o giù di lì) di qualche mezzo da sbarco carico di truppe speciali (?) provenienti dall’estero (dalla Russia?) che avrebbero assaltato la montagna di Taormina nel momento del vertice, visto il gran dispiegamento di mezzi marittimi? Oppure i servizi segreti dei Paesi dei sette Grandi paventavano il rapimento di uno dei loro rappresentanti (chissà, forse lo stesso Donald Trump…) e allora hanno chiesto al Governo italiano di agire nel modo migliore. Oppure il contrario, che Paolo Gentiloni e il suo Governo abbiano voluto dare una prova ai “Grandi” che l’Italia è in grado di mettere insieme in tempi relativamente brevi un apparato “difensivo” degno di una campagna bellica?

A quanto pare nulla di tutto ciò, almeno per quanto emerge dalle voci degli ambienti che contano nella Capitale italica: negli ambienti che sanno tutto di tutto si è vociferato che l’intelligence italo europea era certa di un attacco ai sette Grandi da parte degli… anarchici! Se così è stato (ma anche questa versione appare oltremodo inverosimile) verrebbe voglia (ironicamente discutendo) di dare un forte plauso agli anarchici (?!) solo per il fatto che sarebbero in grado di “allarmare” e far mobilitare ben diecimila uomini senza fare nulla…

Ogni commento è superfluo…

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